sabato 29 marzo 2014

La "Repubblica" delle melenzane

Ricordo questi versi di Dante: “Ahi Costantin di quanto mal fu matre...” Quei versi ricordano l’editto dell’imperatore Costantino che nel 313 d. C. fece una donazione alla Chiesa..." - così Scalfari nel suo editoriale di oggi, 30 marzo 2013. Ricordo che quei versi Dante (1265-1321) li scrisse tra il 1300 e il 1316,per l' impossibile conoscenza della De falso credita et ementita Costantini donatione declamatio che Lorenzo Valla (1405-1457) ebbe a dissertare nel 1440. Ovviamente ignorante non è Dante, ma Eugenio Scalfari che professa saperi inconsistenti, aggiungendosi alla lista di quei falsari presi di mira da Valla: " Perciò non è di Costantino questa prosa, ma di qualche stoliduzzo di ecclesiastico che non sapeva che si dicesse o in che modo, di qualche canonico bene ingrassato di corpo e di mente e che eruttava questi pensieri e queste parole nella crapula e nel calore del vino [e nell'algida presunzione dilagante per la dilagata anagrafe]". (la traduzione del passo è quella proposta da TEA Storica giugno 1996)

La "Repubblica" dell'edizione siciliana non è da meno del fondatore, Scalfari. Ieri sabato 29 marzo 2014  Beppe Benvenuto a p. XVII ci dava notizie di un doppio viaggio in Sicilia di Ernst Junger (con la dieresi sulla "u") che sarebbe per Benvenuto avvenuto nel 1927 e nel 1977. Falso: il primo è del 1929 come si legge nell'edizione della Sellerio del 1993 che il malcapitato Benvenuto cita omettendo il nome del curatore (magnifica la sua "cura") che è anche il traduttore, Giuseppe Raciti, filosofo universitario catanese. Il malcapitato benvenuto produce un altro falso instillando nel lettore la convinzione che il padre dell'Anarca e dell'Arbeiter scrivesse o abbia scritto il suo diario del 1929 ( e non del 1927) in italiano.

Pienamente condivisa questa definizione di cretino o di melenzana (o di cretino intelligente di sciasciana memoria) nel cui "modo di agire [si osserva] una completa paralisi di alcune aree del cervello, letteralmente inibite da un'onda di emozione incontenibile. Problemi di sinapsi, collegati all'inibizione dei centri che presiedono alla coordinazione logica". E' di Valerio Magrelli alle prese o alla cura dei "difetti della sinistra" (in Il Sessantotto realizzato da Mediaset. Un Dialogo agli Inferi, Einaudi 2011, p.29). Altra bella definizione di Magrelli della vecchiaia (e del morbo di Parkinson - in un libro, Geologia di un padre, Einaudi 2013 - che è un monumentale "grattacielo" geologico al padre, al suo, al nostro, a noi quando saremo padri di figli come Magrelli): "La vecchiaia è una droga: un fungo allucinogeno [uno stato di] traslazione psichica. L'uscire da sé, l'extasis. Bisogna figurarsi un astronauta che tronchi il cavo con cui è collegato alla navicella. Persa ogni speranza di recupero, mio padre non aveva più dove tornare, e ormai orbitava lontano dai compagni, a una distanza che solo il suo sguardo riusciva a misurare" (p.35). E mi convinco sempre di più che nel mito di Edipo non si celebra il complesso di subalternità sessuale su (sotto) Laio.  Edipo era un mitico pederasta odioso per avere spinto alla morte il suo Crisippo. E, in buona sostanza, se uno è scemo, la responsabilità non risale a Edipo al quale se lo avesse chiesto Laio l' avrebbe data Giocasta, per liberarsene e cambiare partner. Agli antichi Greci manca la famiglia, la famiglia monogamica, la famiglia, innaturale, dei cristiani. Per i Greci importante era il ghenos, che sarà la gens dei Romani.

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