mercoledì 24 luglio 2013

Di una ricerca che non ha avuto e che non avrà un euro perché, mio caro signore, gli investimenti oculati si indirizzano sulle melenzane e sui lupini, in serra e a cielo aperto.

L’oggetto della ricerca che - per le denominazioni accademicamente tradizionali -  apparterrebbe disciplinarmente alla Filosofia della Storia è relativo alle considerazioni sulla Storia di pensatori come Oswald Spengler (Il tramonto dell’Occidente) e Ernst Jünger (Eumeswil) per i quali nelle crisi di Civiltà (Kultur) la Storia è Storiografia. Il tramonto di Civiltà nell'età della Tecnica si pone come Zivilisation, che attraverso la “tecnologia” della narrazione, ad esempio, verbale (Retorica) o iconica (foto-cinematografica), vuole mantenere illusoriamente in vita la Kultur da cui è esalato il respiro vitale, la magia del mistero. Pertanto, l’Occidente è terra della Tecnica che surroga l’autenticità o irripetibilità dell’accadimento, dove si darà storiografia senza la necessità della Storia, dove, anzi, la storiografia è la Storia, tempo raccontato, ricordo di un sogno, ricordo. La Zivilisation (civilizzazione, contrapposta a Kultur, civiltà) non ha Storia ma storiografia.

La ricerca che vorrà distinguere i profili intellettuali dei suddetti pensatori tenderà alla verifica della tesi in parte loro comune  per i quali l’Occidente o tramonto di civiltà è dato come Tecnica della coazione a ripetere … la coazione a ripetere disposta su o giù per una china di ciclicità irreversibile. Tecnica, quindi, del racconto temporale, Retorica del Tempo di cui si “prova”, si saggia l’esistenza con il racconto. Il Tempo è un palcoscenico su cui si esercitano maschere, si svolgono episodi. Il Tempo, come sostiene in Critica della notte uno studioso jüngeriano, Giuseppe Raciti, sarebbe  “particella sagomata di eternità”, parte luminosa di accecante bagliore. L’eternità (il tempo senza Storia) si oscura al centro  per illuminarsi in periferia; della sua “sub stantia” si coglie il contrario o la sua estenuazione.

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