Di una ricerca che non ha avuto e che non avrà un euro perché, mio caro signore, gli investimenti oculati si indirizzano sulle melenzane e sui lupini, in serra e a cielo aperto.
L’oggetto della ricerca che - per le
denominazioni accademicamente tradizionali -
apparterrebbe disciplinarmente alla Filosofia della Storia è relativo
alle considerazioni sulla Storia di pensatori come Oswald Spengler (Il
tramonto dell’Occidente) e Ernst Jünger (Eumeswil) per i quali
nelle crisi di Civiltà (Kultur) la Storia è Storiografia. Il tramonto di
Civiltà nell'età della Tecnica si pone come Zivilisation,
che attraverso la “tecnologia” della narrazione, ad esempio, verbale (Retorica)
o iconica (foto-cinematografica), vuole mantenere illusoriamente in vita la Kultur da cui è esalato il respiro
vitale, la magia del mistero. Pertanto, l’Occidente è terra della Tecnica che
surroga l’autenticità o irripetibilità dell’accadimento, dove si darà
storiografia senza la necessità della Storia, dove, anzi, la storiografia è la
Storia, tempo raccontato, ricordo di un sogno, ricordo. La Zivilisation (civilizzazione, contrapposta a Kultur, civiltà) non ha Storia ma storiografia.
La ricerca che vorrà distinguere i
profili intellettuali dei suddetti pensatori tenderà alla verifica della tesi
in parte loro comune per i quali
l’Occidente o tramonto di civiltà è dato come Tecnica della coazione a ripetere
… la coazione a ripetere disposta su o giù per una china di ciclicità
irreversibile. Tecnica, quindi, del racconto temporale, Retorica del Tempo di
cui si “prova”, si saggia l’esistenza con il racconto. Il Tempo è un
palcoscenico su cui si esercitano maschere, si svolgono episodi. Il Tempo, come
sostiene in Critica della notte uno studioso jüngeriano, Giuseppe Raciti, sarebbe “particella sagomata di eternità”, parte
luminosa di accecante bagliore. L’eternità (il tempo senza Storia) si oscura al
centro per illuminarsi in periferia;
della sua “sub stantia” si coglie il contrario o la sua estenuazione.
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