domenica 28 luglio 2013

Un ammiraglio corsaro o uno scrittore Nobel: di chi ha bisogno un’isola?

“Luigi Pirandello nacque dentro una sterminata dinastia palermitana di gente di mare. I Pirandello navigavano comandavano e armavano bastimenti, partecipavano alla fondazione di compagnie di navigazione a Palermo da almeno un secolo prima che Luigi, futuro Nobel, venisse al mondo. Sul mare e con il mare, intraprendenti e spregiudicati, talvolta audaci, avevano fondato le basi di una notevole fortuna economica”.

Questo è l’incipit del volumetto di Mario Genco, I Pirandello del mare (XL edizioni, Roma 2011). Il primo Pirandello, Andrea, arrivò a Palermo da un paesino di marinai della Liguria nel 1772. Si mise a comprare e a rivendere olio, grano, vino  e, poi, arance zolfo, bastimenti. Si fece corsaro anglo-napoletano per Ferdinando IV, Re delle due Sicilie. Una dinastia di imprenditori, avveduti e coraggiosi, spietati con i creditori, usurai forse, banchieri certamente, e oculatissimi nella compravendita dei bottini predati nelle crociere di corsa: per nulla … pirandelliano fu il prolificissimo casato dei Pirandello fino a quando non si estinse nel Nobel della letteratura. Vi affogò tra novelle, commedie e romanzi. Era sopravvissuto alle tempeste dei mari e degli Oceani il nome dei Pirandello, “logorato ma salvo/meglio vivo che morto … ma sempre salvo in porto” - come pare scrivesse in una delle sue poesie il drammaturgo Luigi Pirandello. Si allungava la lista dei poeti e si rattrappiva quella dei navigatori, fino a fare del mare Mediterraneo una tinozza per melenzane a bagnomaria. Scrive Genco: "Il mare ,[Luigi Pirandello ne era incantato come da una miniera per esercizi retorici] lo amava. Ma come molti siciliani, e soprattutto molti scrittori siciliani Verga compreso,[…] ne aveva sospetto[…].Il mare dei porti gli cancella l’incanto[del mare] e gli volge l’umore, con quel suo tanfo denso,caldo acre di sale e di muffa, delle alghe morte, appacciamate, misto all'odor della pece e del catrame. Lo stesso che si spande a bordo, quel tanfo particolare, alido, nauseante, che cova all'interno delle navi". 

A seguire quel tanfo ci si sarebbe allontanati dal profumo di libri predatori letali dell’intelligenza delle melenzane che amano scrivere (meno leggere) piuttosto che vivere, navigare. Meglio scrittore che ammiraglio, meglio morto che vivo!E Luigi Pirandello odiava, la navigazione, le navi e i loro capitani! Come un vero siciliano, nonostante discendesse da avi liguri! Un uomo che è un mito negativo, come quello di Anteo: un gigante. Con i piedi ben piantati a terra. Come una melenzana ben radicata nell'orto! 

Si sente già lo squittio sussiegoso dell'uomo di lettere che prende cappello e mi toglie il saluto!


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