Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen
Politologia, scienza politica: l'uomo è un animale politico su cui si può lavorare scientificamente come la zoologia sull'animale o,meglio, come la scienza medica sulla ciarlataneria del pranoterapeuta,del "mavaro", dello stregone. E pensare, da politologo o scienziato politico, di disporre di uno strumento strategico per il buon governo di una comunità democraticamente, beninteso, ordinata. Anzi il buon governo è la democrazia la cui quantità è in correlazione positiva con la qualità, la quantità di istituti e criteri di funzionamento e valutativi democratici sono la qualità della democrazia della parola (Parlamento), della rappresentanza (Parlamento) e poi a seguire bla bla bla dell'equilibrio dei poteri, dello Stato partitocentrico che fa di ogni partito un'istituzione e di ogni elemento di partito, di ogni consigliere di quartiere,di Comune,di Provincia, di Regione, un Bismarck. E come non si può chiedere a Bismarck il conto delle birre bevute, perché è lo Stato nell'esercizio delle sue funzioni che sta bevendo birra in Bismarck, così è indemocratico chiedere conto del rimborso spese della attività dell'uomo politico, del Bismarckino dello Statopartitocentrico.
Noi pensiamo, anche, che la "democrazia" sia reale quando permette o facilita l'ingresso nella bottega dei beni prodotti socialmente. Chi viene tenuto a distanza da quella bottega, è messo dentro la galera che è attigua alla bottega dei beni della produzione sociale. La qualità di una comunità si misura in correlazione positiva con la quantità dei beni prodotti, distribuiti e usati, da una parte e,dall'altra,in correlazione negativa con il numero di esclusi-reclusi nelle galere confinanti con il deposito dei beni socialmente prodotti.E così assistiamo ai politici che non si fanno mancare niente di quel deposito di beni che la comunità produce. E,non mancando loro niente,non languono in galera!
Sarà politicamente scorretto, ma cambieremmo immediatamente la democrazia e la politica dei rappresentanti che parlano, degli eletti ciarlanti, dei parlanti che - va da sé - costituiscono il Parlamento con i beni prodotti dalla società. Solo che per avere una casa con vista sul Colosseo è bene fare politica che a noi, invece, sembra roba da catechismo per popoli da civilizzare nonché trastullo dell'uomo bianco!
Da La Repubblica del 19 novembre 2013 a firma di Rosaria Amato che commenta i risultati dell'indagine "Achi conviene l'Italia", elaborata dal Club dell'Economia in collaborazione con il Censis: "Un Paese che conviene ai politici, ai sindacalisti e alla finanza globale. E che non ha nulla da dare a giovani, precari, disoccupati e laureati. Un "leisure country" perfetto per le vacanze: offre buona cucina e divertimento, e persino l'atmosfera giusta per coltivare lo spirito. Ma guai a voler studiare, investire in attività produttive o, peggio ancora, lavorare. Dall'indagine "A chi conviene l'Italia?", elaborata dal Club dell'Economia in collaborazione con il Censis, emergono tutta l'amarezza e il disincanto degli italiani.
E anche lo scetticismo sulle prospettive di ripresa: alla domanda "Riusciremo ad uscire dalla stagnazione?" il 49,3% risponde di no, il 50,7% invece è fiducioso. Ma se poi si guarda alla distribuzione per età, si vede che a dire "ce la faremo" sono soprattutto due fasce ben distinte: i giovani con meno di 34 anni (il "sì" arriva al 62%) e gli ultrasessantacinquenni (64% di fiduciosi). "Gli anziani sono i più sicuri e i più ricchi, i giovani hanno la speranza - osserva il direttore del Censis Giuseppe Roma - Per tutti gli altri domina l'incertezza. Lo dimostra che a non spendere non sono solo le famiglie con problemi economici, neanche chi ha i soldi consuma".
Ma accanto all'incertezza c'è una ribellione interiore, un rancore verso chi si è appropriato del Paese, traendone ogni possibile convenienza, ma trascurando ogni forma di interesse generale. Uno scontro impari tra il 90% della popolazione e il 10% di una classe dirigente decisamente trasversale, osserva l'economista Mario Baldassarri, e quindi eternamente al potere, qualunque sia lo schieramento politico al governo, "centrodestra, centrosinistra o tecnico". "I soliti noti", li chiama il Censis".
Il 9 settembre 1943 a Pescara sulla corvetta Baionetta per Brindisi si imbarcò lo Stato italiano o un nutrito stuolo di cacasotto, re compreso? Il settantaduenne Badoglio, capo (e collo) del Governo, già alla partenza da Roma per Pescara amava dirsi:"Se i tedeschi ci prendono, ci tagliano la testa a tutti". Non temeva per lo Stato, tremava per il suo collo e per quello del Capo ... di Stato!
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