venerdì 16 maggio 2014

Non sappiamo cosa pensasse di De Roberto e de I Vicerè, rancoroso ritratto di Consalvo-San Giuliano. Non lo sappiamo perché assai probabilmente Antonio Di Sangiuliano che pure era un consumatore bulimico di letteratura, da Dante a Goethe in lingua originale,non degnò neppure di uno sguardo quel romanzo che - a detta del più recente biografo di San Giuliano, Gianpaolo Ferraioli (Politica e diplomazia in Italia fra XIX e XX secolo. Vita di Antonino di San Giuliano Rubbettino 2007)  - "una volta diffusosi a Catania, divenne per tutti la narrazione letteraria, ma nella sostanza fedele, della cinica carriera politica del marchese. Il capolavoro di De Roberto, quindi, fu accolto come una sorta di appello al partito monarchico catanese, affinché emarginasse il narciso San Giuliano, che aveva dimostrato in tredici anni di permanenza in Parlamento [fu eletto nel 1883] di sfruttare il programma della conservazione nel progresso per allungare la sua trasformistica carriera" (p. 121 ).

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