sabato 24 maggio 2014

Agghiacciante il capitalismo!
























Siamo affetti da scientismo manipolatorio, da prometeismo dissolutore per cui tutto ciò che c’è di solido si liquefa o si volatilizza. Anche la democrazia si scioglie in mediocrazia (questa è del sopraggiunto Nietzsche) e nella modernità liquida di Zygmunt Bauman. “Si dissolvono tutti i rapporti stabili e irrigiditi, con il loro seguito di idee e i concetti antichi e venerabili[…]. Si volatilizza tutto ciò che vi era di corporativo di stabile, profanata ogni cosa sacra”. E’ l’autodistruzione innovativa del capitalismo di Marx, della contemporaneità di quell’esperienza della modernità che faceva scrivere nel suo magnifico libro (1982), All that is Solid Melts into Air. The Experience of Modernity, a Marshall Bermann, nel commento del passo marxiano famosissimo del Manifesto del Partito comunista: “ - […] dagli abiti che indossiamo ai telai e alle follatrici che ne tessono le stoffe, agli uomini e alle donne che lavorano alle macchine, alle abitazioni e ai quartieri in i lavoratori vivono, alle aziende e alle corporazioni che sfruttano i lavoratori, ai paesi e alle città alle intere regioni e persino nazioni, che li riuniscono tutti - tutto ciò viene creato per essere domani distrutto, schiacciato, sgretolato polverizzato o dissolto, così che possa essere riciclato o sostituito la settimana successiva e il continuo processo possa dunque ripetersi nel tempo, possibilmente all’infinito, in forme sempre più vantaggiose” (traduzione italiana della pubblicazione de il Mulino del 1985). Ma non tutto si scioglie per effetto della globalizzazione mercatoria e del capitalismo. Da qualche parte il capitalismo ha cercato inutilmente di impedire che - contro il compiacimento apocalittico di Marx - la neve si sciogliesse. Il capitalismo nivale si muoveva secolarmente controcorrente, contro la sua natura, esperiva altre sue potenzialità, evocando dalle sue risorse, tutte orientate alla volatilizzazione di ogni cosa incontrata, l’insospettata capacità di solidificazione, a rendere, cioè, solido il fiocco di neve e a prosperare nella sua solidificazione per il mercato del ghiaccio che ebbe in Europa una lunga stagione di fasti fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. E’ di Antonio Patanè (I viaggi nella neve, Palermo 2014) il racconto di questa strana avventura che esaltò la neve, raccolta dai nevajuoli, custodita nelle neviere, in grotte, anfratti, ripari naturali, commerciata dagli arrendieri, appaltatori, consumata nelle afose estate della città di pianura per l’ “usanza del bere annevato”, per la frutta gelata, per i gelati e le granite, per i sorbetti o gli sciroppi freddi della mensa dei monaci e dell’aristocrazia, per la conservazione dei cibi, per gli ospedali a scopo medicinale contro emorragie e febbri, in groppa ai muli in viaggi notturni, caricata sulle navi (per Malta dalla Sicilia),contrabbandata, controllata alla dogana, alle postazioni daziarie. E attorno alla neve interessi, mestieri, alleanze politiche, lotta di classe, proverbi, modi di dire, modi di fare, modi di vivere in Francia, come in Ispagna, a Catania come a Milano, a Cagliari come a Roma. Il capitalismo, per fortificarsi, lavorava nel frattempo “contro” se stesso. Per liberarsi dalla schiavitù della Natura diede vita all’industria del ghiaccio, della refrigerazione dei corpi e dei cibi. Capitalismo nivale e capitalismo antinivale, ora l’uno ora l’altro? In tutto questo, a non funzionare è il “capitalismo”, il concetto di capitalismo, la filosofia del capitalismo, il Capitale che pensa o che viene pensato. E figurarsi se il Capitale voglia perdere il suo tempo a pensare! Il Tempo è  denaro, non perde se stesso appresso all’Essere!

Nessun commento:

Posta un commento