sabato 15 giugno 2013

L'aubergine.

Accordi commerciali tra Ue e Usa. "La Repubblica", mentre si stanno negoziando accordi commerciali tra Ue e Usa, oggi, 15 giugno 2o13, scrive, a commento di un titolo dove l'Asterix franco si azzuffa con il nord americano Mikey Mouse di Disney: "La posizione di Parigi è estremamente radicale: il settore dell'industria culturale, e in particolare quello audiovisivo, deve essere completamente escluso dal negoziato commerciale Ue-Usa. E' un veto su cui la Francia si trova di fatto sostanzialmente isolata. Ma i trattati europei prevedono che, in materia culturale, le posizioni negoziali debbano essere decise all'unanimità. E dunque i francesi dispongono di un diritto di bloccaggio che non hanno esitato ad impugnare. Il settore audiovisivo in Europa vale circa 17 miliardi di euro all'anno. In alcuni Paesi, come la Francia, è fortemente sovvenzionato con soldi pubblici. Sul fronte dell'interscambio con gli Stati Uniti, l'Europa registra un deficit commerciale di circa un miliardo e mezzo di euro. Naturalmente sono molti i Paesi, tra cui l'Italia, che condividono il timore francese che la cultura europea non possa reggere, senza un sostegno, al confronto con le major di Hollywood e soprattutto al predominio dei colossi della rete, i "big data" che controllano sempre più la distribuzione del materiale audiovisivo sul Pianeta. Tredici ministri della cultura europei, tra cui quello italiano, hanno sottoscritto una lettera della loro collega francese in difesa dell'eccezione culturale".  
E' la signora Nicole Bricq, ministra del commercio francese (e non ministra francese del commercio), a sollevare "l'eccezione culturale"  o sia "colturale". Una melenzana o melanzana o mulinciana non è creatura meno ortiva sol  perché aubergine. A Parigi la melenzana, esposta nei banchetti degli ortifruttivendoli (arabi, asiatici, subsahariani... manco un francese!), sembra un ortaggio, una melenzana. Anzi,mangiata, lo è. Certo, Parigi vale una messa, ma non una presa in giro. L'identità della Cultura non è l'identità culturale: la prima è indefinita, infinita e non definibile come invece lo è in una bottiglia il suo contenuto, non avendo data di nascita o luogo domiciliare, trovandosi, in terra in cielo in mare e in ogni luogo e in tutti i tempi; la seconda è ortiva, colturale ed è quella dell'uomo-melenzana, della melenzana uguale a se stessa ovunque, parmenidea, fissata per sempre come l'oca sul tavolo ingozzata fino a farle scoppiare il fegato (foie gras). Iu sugnu sicilianu, mi son lumbàrd, nui simm'e napule, paisà...il fegato d'oca! Asterix, francese, controTopolino, americano? Asterix mi fa venire in mente la maschera delle regioni italiane, il teatro dei pupi, Orlando che cangia o si intravvede nel baffuto mafioso con la coppola, Pulcinella, il guappo napoletano, Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno...Insomma. tutte le volte che un commerciante o un industriale parla di cultura, io metto mano ... al sarcasmo e rileggo quel prodigioso libricino di Stendhal, D'un nouveau complot contre les industriels (1825), lanciato contro i commercianti e gli industriali, il romanticismo contro l'industrialismo, i valore dello spirito contro quelli degli affari economici. La sua dottrina non aveva riscosso favore presso i grandi giornali e per questo chiedeva ospitalità presso i piccoli: "L'industrialismo vuole fare lavorare tutti. Appena non ci sarà il dolce far niente non si troverà più nessuno per gustare l'Orlando dell'Ariosto o le statue del Canova. Andate a proporre a un imprenditore che paga 800 operai alla settimana di leggere l'Orlando furioso, vi risponderà: Penso alle furfanterie che possono farmi i miei operai o anche i miei capimastri. Se l'industrialismo ci invade diventeremo ancora più barbari nei confronti delle arti. Saremo tristi come gli Inglesi. Quella povera gente soccombe per eccesso di lavoro", Henry Beyle diffidava dell'industrialismo del suo "culturalismo" e avrebbe diffidato del supposto interesse degli industriali e dei commercianti, sia pure ministri/e, per la cultura  (tutta, anche quella non audiovisiva che ai suoi tempi era quella visiva senza audio della pittura, della scultura, dell'architettura). A 17 miliardi di euro l'anno ammonta il fatturato audiovisivo europeo minacciato da zio Tom. I francesi ci perderebbero la faccia, anzi, l'identità culturale, dell'immaginario. Un settore, quello dell'industria cinematografica, finanziato dallo Stato che ha a cuore la cultura e che fa vibrare di compassione il cuore (o il fegato) di Massimo Bray, ministro leccese per i beni culturali, eroicamente isolato come quel genio incompreso del suo compaesano Carmelo Bene,vuole difendere la cultura di Asterix. Ma perché non si batte all'interno del suo governo per aumentare gli stipendi dei professori italiani di ogni ordine e grado? Sono questi alla base della "produzione" di Cultura. Cultura, non coltura! Questo dell'eccezione culturale della ministra francese è un capitolo del vecchio complotto degli industriali contro la classe dei pensanti alla quale riteneva di appartenere Stendhal.E' una misura protezionista in difesa dell'industria dell'aubergine, della melenzana industriale!

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