domenica 21 aprile 2013
Le benevole
Palloso! Di essere palloso è palloso, ma...
C'è tutta la storia della seconda guerra mondiale da Hitler ad Eichmann a Bormann a Roosevelt a Mussolini. A Horthy, ammiraglio di mare in... Ungheria.
E' un romanzo storico che sbeffeggia la storiografia (innanzitutto dell'agente segreto dell'Intelligence e biografo di Hitler, Trevor-Roper, innanzitutto, a cui sarebbe sfuggito il naso bulboso, "slavo o boemo, quasi mongolo-ostico" del Führer, "alito acre e fetido"). Quel naso Maximilian lo azzanna. Non sfugge a Maximilian Aue che c'era (come il conte Tolstoj nelle battaglie di Napoleone in Russia) nel bunker di Hitler con la presunzione tolstojana di rappresentare meglio l'accadimento perché "lo storico ha da fare coi risultati dell'avvenimento, l'artista con l'avvenimento per se stesso... Per lo storico [di una battaglia, ad esempio] la fonte principale sono i rapporti dei comandanti particolari e del comandante supremo. L'artista da simili fonti nulla può attingere, esse non gli dicono nulla, non gli spiegano nulla. Non basta: l'artista volge loro le spalle, trovandovi immancabili menzogne... Ma oltre le inevitabili inesattezze nell'esposizione degli avvenimenti, ho incontrato negli storici dell'epoca [napoleonica] di cui mi sono occupato... un particolare giro ampolloso del discorso nel quale spesso la menzogna e il travisamento si estendono non solo agli avvenimenti, ma anche alla comprensione del loro significato. Spesso, studiando le due principali opere storiche di quell'epoca, del Thiers [10 volumi sulla Rivoluzione francese e altri 20 sul Consolato e l'impero di Napoleone], del Michàilovski-Danilevski, rimanevo stupito che quei libri si fossero potuto pubblicare e leggere... ho trovato in quegli storici tali descrizioni che non sapevo se ridere o piangere, quando mi ricordavo che quei due libri erano gli unici monumenti letterari di quell'epoca e avevano miliono di lettori" (Lév N. Tolstoj, Alcune parole a proposito di Guerra e pace).
E' un conte philosophique ed insieme trattato di polemologia (ed anche di irenologia) con von Clausewitz portato all'estremo (p. 138) dove si dimostra che la guerra è un affare da omosessuali. Matricida, incestuoso, omicida plurimo con le mani, con l'accetta, con la pistola, raffinato intellettuale, lettore di Jünger, Schmitt, Platone, Stendhal, Flaubert ed altri, Maximilian Aue, Hauptsturmführer (capitàno della Schutzstaffel, a Willi Partenau, Leutnant, cioè sottotenente, delle Waffen-ss: "Da un punto di vista autenticamente nazionalsocialista, si potrebbe anzi considerare l'amore fraterno il vero cemento di una Volksgemeinschaft guerriera e creatrice: Platone, a modo suo, pensava la stessa cosa, Platone il primo autore autenticamente fascista... E' una falsa concezione a contrapporre il soldato virile all'invertito effeminato... Storicamente i migliori soldati, i soldati scelti, hanno sempre amato altri uomini. Si tenevano le donne per custodire la casa e fare figli, ma riservavano tutti i loro sentimenti ai commilitoni... A Tebe [si veda Victor Davis Hanson] ogni uomo combatteva in coppia con il proprio amico; quando l'amante invecchiava e si ritirava, il suo amato diventava l'amante di uno più giovane. Così si spronavano l'un l'altro ad essere invincibili; nessuno di loro avrebbe osato voltare le spalle e fuggire in presenza dell'amico in combattimento si incitavano ad eccellere...: esempio sublime per le nostre Waffen-ss... un fenomeno analogo lo si ritrova nei nostri Freikorps... Bisogna considerare la cosa da un punto di vista intellettuale. E' evidente che soltanto l'uomo è davvero creativo: la donna dà la vita, alleva e nutre, ma non crea niente di nuovo. Blüher, un filosofo all'epoca molto vicino agli uomini dei Freikorps [tra il 1917 e il 1919 Hans Blüher, coetaneo di Hitler pubblicò in due volumi Il ruolo dell'erotismo nella società maschile], e che si è addirittura battuto con loro, ha mostrato che l'eros fra uomini, stimolandoli a rivaleggiare in coraggio, virtù e moralità, contribuisce alla guerra e alla formazione degli Stati, che sono soltanto una versione estesa delle società maschili come l'esercito". E alla fine della lezione platonica: "il corpo solido di Partenau riservava poche sorprese. All'inizio quando entra, a volte è difficile, soprattutto se è poco lubrificato. Ma una volta dentro, ah, è bello, non potete immaginare. La schiena si incurva ed è come una colata azzurra e luminosa di piombo fuso che ti riempie il bacino e risale lentamente il midollo per prenderti la testa e cancellarla. Questo formidabile effetto sarebbe dovuto, a quanto pare, al contatto dell'organo penetrante con la prostata, il clitoride dei poveri che, nel penetrato, si trova proprio contro il grande colon, mentre nella donna, se le mie nozioni di anatomia sono esatte, ne è separato da una parte dell'apparato riproduttivo, il che spiegherebbe perché, in generale le donne sanno apprezzare così poco la sodomia, o soltanto come piacere mentale. Per gli uomini è diverso; e spesso mi sono detto che la prostata e la guerra sono i due doni fatti da Dio agli uomini per indennizzarli di non essere donna".
Insomma, la guerra è da omosessuali che vengono da Marte come gli Americani; la rissa o la piazzata è da checca isterica; la pace è degli eterosessuali, dei venusiani, degli europei. E' un'ingenuità di molti - secondo il cretese Clinia del Platone delle Leggi - quella di non comprendere "che finché c'è vita c'è una guerra continua di ciascuno Stato contro l'altro [...]. ciò che la maggior parte degli uomini chiama pace lo è solo di nome, mentre in realtà fra le città perdura - quasi per legge naturale - uno stato di conflitto con dichiarato di tutti contro tutti". In vero (o sia per lo stato di natura platonico) la pace - come ben sanno i polemologi da Bouthoul ad Aron a Ortega y Gasset a Carlo Jean - è una negazione, una conformazione della guerra; è la guerra che dorme sotto le coltri dei trattati internazionali che i vincitori impongono ai vinti. Un uomo che dorme non è antagonista a se stesso nel tempo della sveglia. Quindi, in guerra siamo tutti omosessuali; in pace siamo omosessuali in sonno. Un omosessuale che dorme è un eterosessuale: la latenza omosessuale dell'eterosessuale.
Antica faccenda questa dell'omosessualità dei guerrieri!Scrive Victor Davis Hanson ne L'arte occidentale della guerra (Garzanti 2001, pp.165-166): "[...] alcune testimonianze indicano come in tutta la Grecia le amicizie omosessuali fossero un fattore che contribuiva al morale della singola falange; a Sparta, per esempio, la separazione tra i sessi in tenera età, insieme con alcuni atteggiamenti propri anche di altri greci rispetto al ruolo delle donne, determinava relazioni palesemente omosessuali che ruotavano intorno alla vita militare. Non v'è dubbio che questi solidi legami avessero modo di esplicarsi anche sul campo di battaglia e contribuiscono a spiegare l'eroismo degli spartani,in particolare nelle sconfitte gloriose[...] Tuttavia l'esempio supremo non riguarda i dorici bensì Tebe, il cui battaglione sacro, composto da centocinquanta coppie omosessuali[...] combatté eroicamente per circa cinquant'anni nelle battaglie più disperate sostenute dalla città, e fu completamente annientato a Cheronea(338); Filippo rimase colpito dallo spettacolo del mucchio dei loro cadaveri, che giacevano a coppie[...]".
Veterinari ed ortolani: i primi sono i teorici della razza (filosofia da veterinari), i secondi i difensori dell'identità... della melanzana di Casamicciola, del pomodorino di Pachino o del ficodindia di San Cono o del carciofo di Raddusa e poi, per via della pastura vaccina, della bufala campana e del caciocavallo di Ragusa. Gli ortaggi sono legati alla terra dai cui minerali sono determinati organoletticamente ed identitariamente. E con la veterinaria... linguistica poi si scopre che "nel Turkestan cinese, i turcofoni mussulmani di Urumqi o di Kasgar hanno un aspetto fisico, diciamo iranico: li si potrebbe prendere per Siciliani".
E c'è (la derisione ballardiana di) Ernst Jünger, quello di Der Arbeiter, dei carri armati della prima guerra mondiale, della guerra di materiali, delle tempeste di acciaio. Solo che ne Le Benevole Aue vedeva per le strade della Berlino di Jünger "il soldato appollaiato in cima al carro armato... un asiatico dal volto camuso annerito d'olio di motore; sotto il casco di cuoio da carrista portava dei piccoli occhiali esagonali da donna con le lenti colorate di rosa, e teneva in una mano un grosso mitra col caricatore rotondo e nell'altra, appoggiato alla spalla, un ombrellino estivo, orlato di pizzo; a gambe divaricate, appoggiato alla torretta, stava a cavalcioni del cannone, incassando i contraccolpi del carro armato con la disinvoltura di un cavaliere scitico che sprona con i talloni un cavallino nervoso... lasciandosi dietro una scia di frammenti di legno misti a sangue e poltiglia di carne dentro a pozze di viscere di cavalli...; qua e là, un uomo si torceva, senza gambe, urlando, sulla strada c'erano torsi privi di testa, braccia che sbucavano da un ammasso rosso e immondo". Povero Arbeiter che Jünger non aveva voluto "per tanto tempo che si traducesse in francese". "Arbeiter deriva da arbeo, una parola gotica, «l'eredità»; travailleur, deriva da tripalium, uno «strumento di tortura»" (Julien Hervier, Conversazioni con Ernst Jünger). Arbeo deriva da orbus, orfano, privato di eredità, senza genitori, che deve surrogare radici e protezione con la Tecnica che è la Natura della contemporaneità... E povero Waldgänger, ribelle, che ne Le Benevole è il gruppo nazipartigiano di bambini "cenciosi, sporchi, scarmigliati", armati alla meglio, feroci come lo sanno essere i bambini. Tra i dieci e i sedici anni e le ragazzine appena puberi sembravano incinte: "Adam si faceva servire da una delle bambine... poi la trascinava nei boschi... ; poi due o tre ragazzi prendevano una bambina per i capelli, la buttavano a terra e la violentavano davanti agli altri mordendola la nuca come gatti; alcuni si masturbavano tranquillamente stando a guardare... ".
Tino Vittorio
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