domenica 28 aprile 2013

Melenzane di tutta l'isola: in salamoia!

I siciliani, edito da Neri Pozza quest'anno, è la più recente e velenosa
fumigazione del vulcano Alfio Caruso. I siciliani che in altri segnali di fumo l'etneo Caruso non poteva non dirli mafiosi (Perché non possiamo non dirci mafiosi del 2002) questa volta, buoni e cattivi, mafiosi e antimafiosi, sono rappresentati in un centinaio di medaglioni. Alla fine del godibilissimo elenco i siciliani — verrebbe da dire a Caruso — sono pessimi non perché tutti mafiosi, ma perché si intestardiscono — i siciliani — a definire la propria identità sulla base dell'appartenenza alla Natura dell'isola a tre punte, sulla base di quell'amore per la Natura che ha fatto scrivere scintillati pagine di fiele contro gli intellettuali napoletani del secondo dopoguerra conosciuti da Anna Maria Ortese e riconosciuti nella sua raccolta di scritti Il mare non bagna Napoli e, segnatamente, nel saggio, Il silenzio della ragione. Lo ripetiamo: un'identità definita dalla terra, che si alimenta di terra (o di mare) è un'identità vegetale, ortiva o fruttaiola o casearia come quella del ficodindia di San Cono, del pomodoro di Pachino, del carciofo di Ramacca e del caciocavallo di Ragusa. Quando gli abitanti della Sicilia scopriranno che vivere (o dormire o lavorare od oziare in Sicilia) non determina caratteristiche umane sostanziali se non in chi è immerso o prossimo allo stato vegetativo, quando scopriranno l'ingenuità e l'aberrazione etimologica dell'homo proveniente dall'humus o di Adamo dalla terra rossa, "adam", quando scopriranno che abitare al quinto piano di un edificio non definisce quintopianista l'inquilino, quando scopriranno il mondo (terra, aria, mare, cielo e idee, idee, idee) smetteranno di essere melenzane. Il mondo in quest'epoca ha perso le convenzioni della geografia, ha lasciato alle melanzane i limiti particolaristici della pratica descrittoria della geo-grafia e ritorna alle origini perfezionandosi, quando tutta la terra era "pangea" e il mare "pantalassa". L'uomo non era, non è una melenzana! E a proposito di melenzane, non è una melenzanata sostenere come ha fatto nella libreria Mondadori di Catania il magistrato, relatore della giornata del 27 sul libro di Caruso, Nicolò Marino, che i magistrati dovrebbe stare in mezzo alla gente dei quartieri popolari per contrastare la mafia? Gli Alleati nella seconda guerra mondiale contrastarono e sconfissero Nazisti e Giapponesi non con la propaganda antinazi e antinippo, ma con il radar, il sonar, le portaerei, la bomba atomica. I magistrati dovrebbero attrezzarsi di tecnologia ché la mafia non è una banana che la scimmia coglie tra un saltello e un altro, non è una melenzana. Non lo è in Giappone, in Russia, in America, in Sicilia, in Somalia. La mafia siciliana si alimenta della terra cattiva della Sicilia, cattiva perché marginale secolarmente. I siciliani quando non sono mafiosi, sono melenzane. Siciliani!

Nessun commento:

Posta un commento